L’utilizzo dello smartphone è diventato un problema che coinvolge la maggior parte dei preadolescenti.
Per i genitori la questione più preoccupante, soprattutto a iniziare proprio dalla preadolescenza, è che i figli possano rimanere “intrappolati” nella rete, che arrivino a diventarne “dipendenti” e che finiscano per isolarsi, perdendo contatto con il mondo “reale” e interesse per la vita sociale .
Vorrei condividere qualche riflessione per offrire una sorta di “bussola” al genitore che desideri orientarsi in questo territorio divenuto a tutti molto, persino troppo familiare, un territorio in costante cambiamento, fonte di fascino e di insidie anche per gli adulti…
La prima riflessione che a questo proposito mi viene da fare è quella, basilare, che attinge al buon senso educativo: un preadolescente non ha alcun bisogno di possedere uno smartphone, strumento il quale richiede un grado di competenza e di maturazione che lui ancora non ha acquisito.
Tra gli 11 e i 14 anni, un comune cellulare è più che sufficiente a garantire il collegamento tanto con i genitori quanto con gli amici.
La riflessione successiva è che un genitore non può consentire che il figlio si appelli alla sua privacy, impedendo così agli adulti di riferimento di accedere al dispositivo.
Per questo stesso motivo va anche evitato che il figlio abbia una password non conosciuta dal genitore.
E aggiungo una terza riflessione.
Dagli 11 anni è necessario che il genitore, rispetto all’utilizzo della tecnologia, stabilisca un limite, metta un timing: non bisognerebbe andare oltre un’ora, un’ora e mezza al giorno.
La concentrazione scolastica dipende infatti anche da un utilizzo equilibrato dei dispositivi digitali.
Occorre poi anche chiedersi che cosa possa fare in concreto il genitore per accompagnare il figlio in questo territorio.
Le strategie sono diverse :
- Serve avere un progetto educativo chiaro, mettere regole all’interno delle nostre famiglie; serve stare in prossimità; dobbiamo innanzi tutto presidiare i momenti dei pasti, inoltre la sera i dispositivi digitali vanno spenti e non devono restare nella stanza dei figli (c’è sempre di più un’emergenza delle ore di sonno perse da preadolescenti e adolescenti).
- Un altro aspetto da tenere in grande considerazione è che spesso anche noi genitori al mattino tendiamo a collegarci immediatamente sui social…
Sarebbe invece importante dedicare i primi 30 minuti della giornata ai figli,
ricordandoci che loro guardano a noi e che quindi dovremmo diventare testimoni
credibili nella vita dei nostri figli.
- Serve poi accompagnarli: stare con loro nella vita online; il che non significa spiare, ma semplicemente supervisionare e dunque mamma e/o papà devono conoscere la password e, almeno una volta a settimana, sedersi accanto al figlio e insieme guardare che cosa succede online.
Bisogna conoscere il territorio in cui si stanno muovendo i propri figli.
Infine, il genitore deve essere informato sull’esistenza di diverse App per il Parental Control che possono monitorare o limitare la navigazione a distanza, per poter intervenire qualora si dovesse scoprire che il figlio ha avuto accesso a siti pericolosi o comunque non adatti alla sua età.
Potrebbe sembrare che queste indicazioni siano frutto di una mancanza di fiducia nei confronti dei figli, ma è utile ricordare che l’autonomia e la fiducia vanno conquistate a piccoli passi e che il genitore ha il compito, difficile e non di meno appassionante, di accompagnare il figlio in questo percorso.
Lara Sciaccaluga